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GLI ABITI

Le donne del latte portavano sempre una gonna scura. La signora Danica Marc di San Antonio in Bosco ci ha detto che le donne del latte erano in palto', cioe' indossavano una blusa nera e un grembiule (f`jrtof) con grandi tasche. Sua mamma portava sempre in testa il fazzoletto (ficóu). Tutte le donne del latte avevano il fazzoletto in testa, legato dietro la nuca o sotto il mento. La signora Marija di Padriciano ha detto che dopo la seconda guerra mondiale i vestiti delle donne del latte erano poveri. Avevano una gonna e una maglia (maia), non avevano la giacca (sacheto). I vestiti e i grembiuli se li cucivano da sole. Nessun abito aveva tinte vivaci. Portavano il grembiule nero (fje'rtk) che a volte era orlato con un nastro colorato. Dopo la guerra per andare a Trieste non mettevano piu' il grembiule. D'inverno portavano dei cappotti "che Dio me perdoni" che ricavavano da grosse coperte. A Trebiciano avevano le coperte di tipo militare che tingevano e portavano dalla sarta. Piu' tardi indossavano una sorta di vestaglia (traverson). Se faceva caldo si tiravano su le maniche. Le loro calzature erano scadenti. Per lo piu' si confezionavano da sole delle pappucce o se le facevano fare da alcune compaesane. Le pappucce si rovinavano presto. Per farle durare di piu' le coprivano con la tela cerata. Le portavano anche dal caligher che le aggiustasse con la gomma. D'inverno sotto le suole mettevano i iazini per non scivolare sul ghiaccio. In ogni paese c'erano calzolai e sarti.

I CLIENTI

Le donne del latte li chiamavano ventori (dall'italiano avventori). Di solito le famiglie compravano un litro e mezzo o due litri di latte. Se ne volevano di piu' dovevano ordinarlo il giorno prima. I clienti erano sloveni e italiani. Per le venditrici non faceva alcuna differenza: l'importante era che comprassero e che pagassero. I clienti lasciavano davanti alla porta i pentolini con i coperchi. Le venditrici prima misuravano il latte nel dosatore e poi lo travasavano nei pentolini. Qualche volta c'erano delle complicazioni, perché d'estate i clienti dicevano che non volevano latte, d'inverno invece ne volevano di piu'. D'inverno non c'era abbastanza latte per tutti, e le venditrici piu' scaltre aggiungevano dell'acqua al latte. Ai clienti si vendeva anche panna e burro. Le signore piu' furbe e le piu' noiose chiedevano sempre "E dov'e' la panna?" Alcune famiglie erano molto cordiali e simpatiche. D'inverno soprattutto invitavano le donne del latte in casa e offrivano loro un caffe'. Qualche volta preparavano loro persino la merenda. La signora Marija ha portato a casa fiori e regali per la figlia che faceva la Prima Comunione.

IL PAGAMENTO

Alcuni clienti pagavano subito, altri invece no. La signora Stana Kralj di Trebiciano ancora oggi si ricorda di una signora che non ha mai pagato 8.000 lire. Quando questa signora parti' per l'Australia, regalo' a Stana un pentolino e le promise che le avrebbe spedito tutto il danaro dovuto. Stana lo aspetta ancora. Anche Marija Pockar di Padriciano aspetta ancora soldi da una cliente. Anche questa aveva promesso che avrebbe pagato. Le clienti piu' benestanti e abituali pagavano sempre alla fine del mese. I soldi erano gia' pronti sulla tavola. Le altre pagavano ogni settimana.

I CONTROLLI E LE MULTE

A Trieste esisteva un particolare servizio di ispezione che controllava il latte e le venditrici. Gli addetti al controllo venivano chiamati comisari. I commissari potevano fermarti ovunque per controllare il latte, i vasi e i documenti. Avevano un attrezzo apposito per misurare la quantita' di grasso del latte. Se non era sufficientemente grasso le venditrici dovevano pagare la multa. Non dovevano infatti togliere la panna dal latte, e spesso venivano controllate. Se le prendevano in flagrante, le portavano in ufficio e registravano l'accaduto.La signora Silvestra Zagar di Padriciano ci ha raccontato di aver pagato una multa di 30 o di 10 lire e 5 centesimi. I commissari controllavano soprattutto i vasi: se tenevano 20 litri, se erano puliti, se c'era la targhetta con il nome e il cognome. Se questa mancava, le venditrici pagavano una multa anche di 50 lire. Anche se non avevano il documento (teserin) dovevano pagare l'ammenda.

Abito da lavoro del 1910.disegno di Kristian Mezzaroba.

Abito da lavoro del 1956. disegno dei Karlo Stojkovič