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IL BURRO

Il signor Milan Grgic di Padriciano ci ha raccontato che a casa sua preparavano un burro particolare, che chiamavano maslo. Raccoglievano la panna, la mettevano in un contenitore di legno apposito per fare il burro, la zancola, e la sbattevano. Poi riscaldavano il burro separando liquido e solido in modo che si formassero dei grumi. Con questo burro condivano il cibo o preparavano la merenda spalmandolo sul pane. Anche a Trebiciano si faceva questo tipo di burro. D'estate bollivano il latte nelle casseruole, raccoglievano la panna e la mettevano in un pentolino. Poi riscaldavano la panna, la facevano sciogliere e preparavano il burro. Questo era il miglior condimento per minestre, minestroni e altri cibi. Il burro detto puter (come quello attuale N.d.T.) invece non lo vendevano perché ce n'era poco e perché il latte si poteva vendere solo se era abbastanza grasso.

costume popolare
Sloveni di Trieste in costume popolare.XIX secolo.

LA RICOTTA

In casa non si faceva la ricotta, ma qualche volta il latte andava acido e si rapprendeva. Poiché non c'era il frigorifero, il latte andava insieme, cioe' diventava acido. La signora Ivanka di Gropada faceva in casa la ricotta e anche il formaggio.

I BAMBINI

I bambini non avevano tempo per studiare; dovevano aiutare in casa. Raccoglievano il fieno e le foglie, e toglievano le erbacce dai campi di patate. D'estate dovevano aiutare il padre o la madre che portava il latte in citta'. In primavera i ragazzi raccoglievano i fiori: le violette e i bucaneve. Fuori dal paese vendevano i mazzetti alla gente che veniva da citta' e chiedevano "La compra fiori?" I bambini avevano spesso fame. Chiedevano alla mamma un pezzo di pane, ma come risposta si sentivano dire "Dopo, dopo." Il pane era chiuso a chiave nella credenza. Qualche volta i bambini rubavano la panna. Ai bambini piaceva molto la polenta con il latte.

IL PASCOLO

Una volta il bestiame (i armenti) pascolava sulla landa. Si andava al pascolo anche se pioveva. Bisognava stare attenti che le mucche non mangiassero qualcosa di pericoloso. Le mucche non portavano il campanaccio. D'inverno non si andava al pascolo perché faceva freddo. Nel mese di maggio si portavano le mucche alla gmajna e da allora si portavano al pascolo ogni giorno fino a novembre. Se era freddo, le mucche pascolavano sole. Se faceva molto caldo bisognava stare attenti, perché se venivano punte dai tafani scappavano. Anche le zecche le pungevano e si infilavano nella pelle. Subito dopo la seconda guerra mondiale, nel 1945, a Trebiciano i mandriani avevano un libretto speciale. Prima di portare le mucche al pascolo dovevano mostrare alla guardia comunale la tessera. Le guardie contavano e registravano quante mucche andavano al pascolo e quante tornavano. In quegli anni la gente vendeva le mucche oltre confine, percio' vicino allo stagno avevano messo una garitta per le guardie. Fino alla seconda guerra mondiale le mucche venivano portate al pascolo, poi cominciarono ad essere tenute in stalla o venivano portate fuori solo vicino alle case, perché c'erano sempre piu' automobili. Una volta le automobili si fermavano, adesso le strade sono strette ed e' pericoloso. Oggi e' proibito pascolare le mucche. Solo se una mucca e' legata puo' pascolare. Oggi c'e' anche tanto traffico, e questo e' pericoloso. Ad Opicina ci sono ancora alcune gmajne. Ad Aurisina, Ceroglie e Malchina hanno gmajne piu' grandi, percio' portano fuori le mucche.

I BAMBINI AL PASCOLO

Prima e dopo la scuola i bambini "pascolavano i beni". Al pascolo i bambini giocavano. Si arrampicavano sugli alberi. Giocavano con le pietre, tirando delle pietre piatte che dovevano avvicinarsi ad un sassolino rotondo gia' disposto a terra. Al mattino presto i bambini bevevano caffe' d'orzo con il latte. Al pascolo avevano un frustino. D'estate riportavano le mucche a casa alle nove o alle dieci di sera. In agosto raccoglievano le nocciole, e facevano a gara a chi ne raccoglieva di piu'. Poi le conservavano nelle scatole di cartone da scarpe. A Natale macinavano le nocciole e le mamme cucinavano al forno un dolce (presnitz). Il signor Francko Kralj comincio' a pascolare quando aveva otto anni. Si doveva alzare al mattino presto, alle cinque, e portare fuori le mucche. Quando sentiva suonare la campana doveva andare a scuola. Al pomeriggio doveva tornare al pascolo. Ai ragazzi che erano piu' grandi, i genitori ordinavano di tenere d'occhio i piccoli (bubez).

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