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LE DONNE DEL LATTE DI PADRICIANO

A Padriciano c'erano quattro o cinque donne del latte, che portavano il latte nelle ceste giu' per la strada di Monte Spaccato. Le famiglie si chiamavano: ®vénkovi, Stánjevi, ©kábèevi, Bíkcevi, S Kota. Ogni famiglia che aveva mucche portava il latte a Trieste, anche se solo un vaso - e allora lo portavano in testa nella cesta. Le donne di Padriciano si alzavano alle quattro, mungevano, preparavano il caffe' e uscivano di casa alle sei e mezza o anche prima.

MILAN GRGIÈ

La famiglia di Milan Grgiè era quella che aveva piu' latte di tutti, e andava a venderlo con il carro trainato dal cavallo e poi dall'asino. Se sul carro c'era posto, trasportavano anche qualche vaso di altre venditrici fino al luogo detto Kukec, dove c'era l'osteria Dodic. La famiglia Grgiè aveva sei mucche. Quando Milan tornava da scuola doveva andare al pascolo. Un giorno le mucche gli hanno rosicchiato i libri, e Milan e' dovuto andare a scuola senza libri.

La mucca che si era persa

Un giorno il nonno Matija pascolava le mucche allo Stagno Secco. Torno' a casa e disse: "Non ci sono piu' le mucche!" Il figlio gli chiese: "Andiamo, dove le hai messe?" "Non so", rispose Matija. Tutti si misero a cercare nella gmajna di Padriciano finché non arrivarono a Longera. In paese chiesero se avevano visto qualche mucca. Allora gli animali riconobbero la voce dei padroni e cominciarono a muggire. Una donna aveva infatti rinchiuso le mucche nella stalla e le aveva anche munte. Da quella volta non permisero piu' al vecchio Matija di andare a pascolare. Anche i genitori di Milan portavano il latte a Trieste con il carro tirato dal cavallo. Il papa di Milan si chiamava Miha, la mamma Marija Zagar (entrambi erano nati nel 1888). Marija porto' il latte per 35 anni, dal 1919 al 1954. Miha e Marija fino al 1924 andavano con la cesta in testa, poi invece con il carro. Andavano ai campi di Hudo leto (dove oggi vi sono i campi da golf, N.d.T.), da li' per la Strada Nuova alla cava (Cava di Longera) poi alla Cava Faccanoni, e poi fino alle case degli operai. Li' distribuivano il latte e poi scendevano per Scoglietto.

Milan  ed il cavallo

Milan doveva badare al cavallo.
Milan e' troppo giovane

Nel 1929 Milan aveva 8 anni. Doveva badare al cavallo in strada mentre i genitori portavano il latte per le case. Un giorno passo' una guardia comunale e gli chiese cosa stava facendo. Quando il papa' di Milan torno', la guardia gli disse: "Mice, niente da fare, tuo fio xe tropo giovane. No devi far guardia al caval." Da quella volta Milan non pote' piu' aspettare in strada. Allora mettevano il cavallo in una stalla in via Cologna e prendevano il carro. Ma dopo tre settimane non c'era piu' posto neanche alla stalla, e allora li mandarono via. Quando Milan andava a scuola, naturalmente non poteva badare al cavallo, percio' presero un uomo che per due ore doveva fare la guardia al cavallo. Milan lo faceva soltanto le domeniche. Il signor Milan ogni giorno doveva portare il latte. Avevano una stalla in Acquedotto (oggi viale XX Settembre). Portava cinque litri con ogni mano. Aveva con sé il dosatore e andava a piedi giu' per via Ruggero Manna dove c'e' la scuola elementare. Li' consegnava il latte in sesto piano.

120 litri in canale

D'estate Milan aiutava suo padre ogni giorno. Quella volta andava a Trieste con il carro tirato dall'asino. Un giorno mentre frenava, capito' che una pietra fini' sotto la ruota. Il carro si capovolse e si rovesciarono tutti i 120 litri di latte. Poco prima il papa' di Milan aveva detto che quel giorno sarebbero tornati presto a casa. E infatti fu proprio cosi'. Voz se je prevrnil. Narisal Peter Carli. Il carro si rovescia. Disegno di Peter Carli. Milan e i suoi vendevano il latte in via Kandler, via dei Cunicoli e in Acquedotto. Li' trovarono un'altra stalla per sistemare il cavallo. Da la' andavano a piedi per via Bonomo e Scala Monticello. Per merenda (marenda) si compravano "20 centesimi" di pane buono e poi tornavano a casa alle 12.30.

Il carro si rovescia. Disegno di Peter Carli.

Il tuo latte non e' buono

Quando Milan portava il latte in via Bonomo, una signora gli disse che il suo latte era cattivo e che aveva avvisato il servizio ispettivo. Quindi lo chiamarono per un controllo in Giardino pubblico dove gli misurarono il latte. Ma videro che nel latte non c'era traccia di acqua. Il Commissario gli disse allora che quella donna era proprio stupida perché il latte era buono. Disse anche che la signora avrebbe dovuto pagare per tutto quello che aveva detto. Da qual giorno Milan non volle piu' vendere latte.Le mucche non si ammalavano mai. Ma se una mucca non dava latte, allora voleva dire che stava male. Se era ammalata chiamavano il veterinario. In tutto quel tempo soltanto una delle mucche di Milan si ammalo'. Portarono il latte anche in tempo di guerra. La mamma Marija portava su da Trieste qualcosa da mangiare. Mihec lavorava in casa e Milan era via.

Il cavallo ha rovesciatoil carro

Milan stava tornando a casa. Nei pressi di Menu¹a salto' giu' dal carro perché il cavallo aveva cominciato a scalciare. Infatti rovescio' il carro con tutti i vasi e corse via. Lo fermarono degli operai sulla strada. Allora Milan lo picchio' col frustino e riusci' a domarlo. Se non fosse saltato giu' dal carro, Milan sarebbe morto di sicuro. Quando i cavalli sono stanchi diventano fastidiosi e pericolosi. Poi qual cavallo lo vendettero e comperarono un asino. L'asino e' una bestia piu' paziente.

MARIJA POCKAR

Anche la moglie di Milan, Marija Pockar, portava il latte. Comincio' nel 1953, quando la suocera non riusciva piu' a farcela. Aveva quattro vasi da 13 litri, tutto insieme 52 litri. Dapprima andava con l'asinello, che portava le bisacce. Andava a San Giovanni per le Cave Faccanoni fino a Jaklic. In quella zona aveva alcuni clienti. Vicino all'osteria Lenardon aveva clienti su tutti e due i lati della strada. Legava l'asinello e distribuiva il latte per le case. Poi raggiungeva Jaklic, in fondo a via Damiano Chiesa dove oggi - sull'incrocio - c'e' un negozio. Anche la' legava l'asinello, prendeva il vaso e cominciava a dare il latte ai suoi clienti. Poi proseguiva la strada fino alla trattoria Suban, dove compravano ogni giorno cinque litri di latte. La padrona del locale era sempre molto soddisfatta del latte e glielo compro' per tantissimi anni. Prima di Marija, il latte glielo portava Maricka Zvénkotova, moglie di Rafko. Infine Marija proseguiva per il Boschetto. Anche la' aveva dei clienti, e poi terminava in giro in Strada di Longera. Negli ultimi anni, quando era gia' un poco stanca, tornando da Trieste su per la salita del Monte Spaccato prendeva la corda dell'asino e lui la trainava.

L'asino e' caduto

A San Giovanni l'asino era carico di vasi pieni di latte. Di punto in bianco scivolo' e cadde insieme a tutti i vasi. Meno male che arrivarono subito quattro uomini di mezza eta' che presero l'asino e lo rimisero in piedi. Il latte non si era versato e i vasi non si erano rotti. Due vasi erano ancora pieni, uno invece era gia' vuoto. Quella volta fu proprio brutto, e meno male che la gente per strada non si mise a ridere. Questa storia non se la sarebbe dimenticata mai, neanche se avesse vissuto cinquecento anni. Poi comincio' ad andare in autobus. Quella volta gli autobus avevano - nella parte bassa del veicolo - una bagagliera speciale (el casson) dove le donne del latte potevano sistemare i loro vasi. Lei aveva due vasi da 15 litri. Andava fino all'osteria Dodic. Li' scendeva e andava verso San Giovanni per le scalette. Vicino al ponte della ferrovia aveva dei clienti. Se non aveva abbastanza latte, il giorno prima doveva avvertire i clienti. Questi erano tanto sloveni quanto italiani. Da Suban fino al Boschetto erano tutti sloveni. Tornava a casa per la stessa strada. Aspettava l'autobus sulla strada principale. Se era in ritardo, il conducente (sofer) l'aspettava. Un litro di latte costava 40 centesimi. Non tutti pagavano. Una volta una signora si mise a piangere davanti a lei e le disse che non aveva soldi. La signora Marija le rispose che non era bello che le dicesse questo dopo un mese che le portava il latte. Ancora oggi quella signora non ha pagato il suo debito.

E' scivolata sul ghiaccio

Un giorno che c'era brutto tempo, per strada non c'erano né le donne di Basovizza, né quelle di Gropada, né nessun'altra. La strada era una lastra di ghiaccio. Pri Páporju, vicino Lenardon, la strada e' molto ripida. Marija si accuccio' un poco per sentirsi piu' sicura e piano piano comincio' a scendere verso San Giovanni con i vasi in mano, che ancora oggi non sa come ce l'ha fatta. Marija ha portato il latte fino al 1967, e quindi per 13 anni. E' un bel po' di tempo, perché e' un lavoro faticoso. Doveva distribuire il latte ogni giorno. Se non aveva il 31 per cento di grasso prendeva la multa. Una volta non aveva abbastanza latte e ne compro' un po' da un'altra famiglia. Dovette pagare la multa perché qual latte non era abbastanza grasso, era scremato. Vendere latte non era proprio bello, perché doveva andare in giro per le case a suonare il campanello, battere la porta, fare l'inchino, salutare, ringraziare, pregare ed essere sempre sorridente. Questo per lei era la cosa peggiore.

 

Donna del latte . Disegno di Vanja Veljak

 

SILVESTRA ®AGAR

La signora Silvestra ®agar aveva tre mucche e un vitellino. Ha venduto latte per 16 anni, poi ha interrotto per un po' di tempo e poi ha ricominciato a venderlo. D'inverno si alzava alle 6 del mattino e tornava a casa alle 3 del pomeriggio. Anche lei andava a piedi per il Monte Spaccato fino alla chiesa di San Giovanni. La conoscevano tutti a San Giovanni, percio' anche il conducente del tram l'aspettava. A San Giovanni c'era il posto di controllo, perché arrivava il treno da San Daniele del Carso. Anche da li' portavano il latte a Trieste. Il latte doveva avere la giusta percentuale di grasso, altrimenti prendevano la multa. I Commissari conoscevano Silvestra, percio' dicevano: "Se te me vedi, scondite, perché se no te dovero' dar la multa." Portava il latte per tutta la citta': andava in via Udine, prendeva il tram e andava in via Giulia, in via Rossetti, in via Canova, in via Piccardi e fino a Piazza Perugino. Poi andava a San Giacomo in via delle Scuole Nuove (oggi via Frausin), via Bramante, via Sandrinelli, via Mazzini, via Torrebianca e in via Boccaccio fino al n° 29. Li' non doveva mettere i vasi nell'ascensore. Poiché doveva portare il latte al sesto piano, qualche volta correva di nascosto in ascensore, affinché la portinaia non la vedesse. Anche sua mamma era stata donna del latte. Lei lo portava nella cesta, perché non avevano soldi per comprare un asinello. Quando cominciarono a guadagnare un po' di piu' allora lo comprarono. Andava fino a San Giovanni con l'asinello. Mentre portava in giro il latte lo affidava ad un'altra donna del latte che era riuscita ad andare a lavorare come donna di servizio nelle famiglie, cosi' guadagnava un po' di piu'. La signora Silvestra ha portato il latte fino al 1960. Guadagnava 2000 lire al mese. Un litro di latte costava 100 lire. Le donne del latte di Padriciano si incontravano a San Giovanni. Insieme alle donne di Gropada andavano per la strada di Monte Spaccato. Se non avevano abbastanza latte se lo prestavano tra di loro.

Anno nuovo

Per l'anno nuovo tutta la gioventu' andava a Sesana. Quando Silvestra tornava a casa, alle cinque di mattina, la mamma l'aspettava con i vasi in mano per mandarla a Trieste a vendere il latte. Lei era molto triste. In citta' non c'era nessuno, tutti dormivano. Dovette battere alla porta e suonare piu' e piu' volte, finché le aprivano la porta.

Faceva tanto tanto freddo

D'inverno, quando nevicava tanto e soffiava la Bora, qualcuna delle sue clienti usciva di casa e le chiedeva: "Ma cossa proprio niente no te ga a casa, che con questo tempo te devi vender late?"

Il latte giu' per le scale

Un giorno la signora Silvestra ando' in via Giulia numero 12. Salendo le scale si inciampo' e rovescio' tutto il latte. Allora si vergogno', e per paura che la vedesse la portiera se ne ando' via di corsa.

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