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LE DONNE DEL LATTE DI SANT'ANTONIO IN BOSCO

DANICA MARC

Danica Marc ha 90 anni e vive a Sant' Antonio in Bosco. In questo paese, quasi ogni casa aveva mucche e in ogni famiglia c'era qualcuno che scendeva in citta' a vendere il latte. Gia' la mamma Ivana Cerneka e, prima di lei, la nonna Marija Marc portavano il latte a Trieste. Quando la nonna si ammalo', la sostitui' la figlia. Anche lei andava fino in via Pascoli, che quella volta si chiamava via dell'Istituto; il numero 46, una casa di quattro piani, era tutto suo. Poi andava in via Canova e in via Conti. Gli stessi clienti (ventori) li passo' poi a Danica, che andava da loro come se fosse una di famiglia. La nonna e la mamma di solito portavano 18 o 20 litri di latte, qualche volta 25. Se ne aveva ancora di piu', se lo faceva portare da qualcuno. Talvolta metteva il vaso anche in uno zaino militare (rusac). I vasi erano da 10, 12 o 15 litri, i piu' piccoli da 2 litri soltanto. Nel 1960 porto' ben 100 litri, ma non era soltanto latte suo. Andava in citta' con l'autobus. I vasi erano sempre ben chiusi. Due avevano il beccuccio, cosi' che si poteva versare il latte direttamente, e tre erano chiusi ermeticamente. Poi, piu' avanti, la portava giu' in macchina suo genero e lasciava i vasi in una casa dove c'era una portinaia slovena. Quando tornava a casa legava assieme tutti i vasi con una corda (spago) e prendeva l'autobus in Piazza Impero (oggi Largo Barriera Vecchia).

La nonna

Quando la nonna Marija tornava a casa, i bambini correvano da lei e le chiedevano: "Mamma, ci avete portato qualcosa?" e le controllava tutte le tasche. Lei dava loro delle caramelle. Le piacevano molto i bambini. La mamma aveva sempre il fazzoletto annodato sotto il mento e cucinava le "bighete" al forno. Andava in "Piazeta" dove oggi c'e' la Madonnina d'oro (Piazza Garibaldi) Li' fermava la sua asina (la musa) e vendeva pane e latte. Quando Danica aveva quattro anni ando' con la mamma per la prima volta a Trieste, e al ritorno, siccome era in salita, la mamma la fece stare sull'asinello. Cosi' Danica per la prima volta monto' anche in sella. Quando Danica aveva 12 anni, anche la mamma si ammalo' gravemente e lei dovette andare a vendere il latte da sola fin dove glielo permettevano. Quella volta i bambini non andavano tanto a scuola. Avevano due o tre mucche. Ogni giorno portava il latte a Trieste, usava dei vasi che tenevano 12 litri. Si alzava alle sei e camminava per un'ora. Distribuiva il latte e qualche volta lavorava nelle case come aiuto domestico. La strada era brutta, andava a Cattinara e poi a Rozzol; vicino alla trattoria Spetic piegava a sinistra e poi scendeva fino a Montebello. Se c'era molta Bora le donne del latte scendevano per Rozzol, perche' e' piu' protetto. Danica aveva clienti a Sant'Anna, in via Donadoni, in via Ugo Foscolo e in via Pascoli. Le donne venivano anche dall'abitato di Beka (in Slovenia, N.d.T.) giu' verso Bottazzo, e da la' attraversavano la linea ferroviaria con gli asinelli carichi di pesanti bisacce. Se faceva molto freddo, dovevano andare a San Servolo. Anche a Mocco' alcune donne avevano l'asinello (museto) e il carretto fino al 1943. Durante la guerra erano tempi difficili e non andavano piu' con il carretto. Dopo la guerra invece andavano con il treno, che proseguiva fino a Draga Sant'Elia e poi a Trieste. Si fermava a Sant'Anna e a Sant'Andrea. Kristina e Helca Martnjáceva avevano invece l'asinello e il carretto e lo usavano finché non cominciarono ad andare in machina da San Lorenzo. Danica vendeva il latte a 80 centesimi. I soldi servivano per comprare il pane e lo zucchero. Qualche volta le mucche davano meno latte. Quando una mucca era gravida non aveva tanto latte, e allora Danica doveva comprare quello che le mancava dalle altre donne. E' anche successo, una volta, che lo ha dovuto comprare il latteria, pur di non perdere i clienti. I clienti erano sia italiani sia sloveni, ma questi erano piu' numerosi.

 

Tre giorni a Trieste

Nel 1929 l'inverno fu terribile, il freddo comincio' il 10 di febbraio. La temperatura era scesa fino a 17 gradi sotto zero. Un giorno Danica arrivo' in citta' alle sette. Era andata giu' per Rozzol e il vento soffiava cosi' forte che dovette aggrapparsi ad un albero finché non cessarono le raffiche. C'era proprio un tempaccio e la Bora soffiava a 130 chilometri all'ora. Quella volta non poté tornare a casa e dovette restare a Trieste per tre giorni. Dormi' a casa di alcuni buoni clienti. Li' aiutava lavando il bucato, portando la legna dalla cantina su nell'appartamento e facendo altri lavoretti. Era come a casa sua, perché la famiglia era slovena e si chiamavano ©kornik. Ormai sono morti tutti. Dopo tre giorni venne a riprenderla suo papa'. Anche nel 1955 a Trieste ci fu Bora molto forte, soffiava a 180 all'ora. C'era tanta neve che Danica scese a Trieste accompagnata dal marito. Il giorno dopo la Bora rovescio' carri di legname, di carbone e di fieno. I Commissari "davano la caccia" alle donne del latte: controllavano tutto, il latte e i vasi e davano multe. Proibivano loro di vendere il latte e negli ultimi anni tanto fecero da riuscire a eliminare definitivamente questa attivita'. L'ultima donna del latte a Sant'Antonio in Bosco lavoro' nel 1980. Poi andava ancora un certo Marzotto. Da Botazzo arrivavano anche Justina e Pepi Kúdrov, che avevano tre o quattro mucche. Prendevano il treno e poi arrivavano fino alla fermata dell'autobus.

E' svenuta

Nel 1959 la signora Danica portava il latte in via del Monte, sopra la galleria, e quando arrivo' in cima alla salita inciampo'. I vasi si rovesciarono e tutto il latte si verso'. Aveva sbattuto la testa per terra e perse i sensi. Una signora, una sua cliente, chiamo' la Croce Rossa. Danica rimase in ospedale sette giorni e aveva quattro punti. Quella volta l'aiuto' la figlia. Anche quando si slogo' la caviglia dovette andare a vendere il latte la figlia. Quando poi Danica guari', non riusciva piu' a trovare i propri vasi e scopri' che glieli avevano rubati. Poi continuo' la figlia, che ando' a portare il latte per sei mesi. Dopo poco tempo si sposo' e un po' alla volta vendettero tutti i armenti.

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